IL PERCHÉ DI QUESTA FESTA


Via Ariosto Urban Renaissance, iniziativa promossa da Comitato Porta Castello, ATI Commercianti e Studio di Architettura Paolo Bedogni, nata assieme al sostegno degli Assessorati alla Mobilità (Ass.Tutino), alla partecipazione e cura dei quartieri (Ass.Montanari) e al Commercio e città storica (Ass.Maramotti) del Comune di Reggio Emilia, intende rimettere l’Uomo al centro facendogli riassaporare il piacere di vivere lo spazio della strada, tornando a vederla con nuovi occhi o “a camminarla” con nuovi passi, più lentamente, a piedi o in bici, in minibus o magari con una tramvia.

L’obiettivo è comporre una mappa collettiva che tracci una nuova narrazione urbana, che apra ad un diverso sguardo e sia una occasione dove sperimentare modi alternativi di trasformare la città.

Sette giorni di festa in Via Ariosto, dal 18 al 24 giugno per sperimentare queste semplici cose che appartengono a quella “rigenerazione umana” che crea la Community e la “Social Street” e che mette i cittadini in una rete di mutuo interesse, facendo rifiorire quelle relazioni commerciali che in questi anni si sono spente.

Una sperimentazione festosa per invitare tutti quanti a rallentare la velocità. Obiettivo: 30 Km/h. Il limite di 30 Km/h già previsto entro i viali di circonvallazione, come conferma la segnaletica esistente, non viene infatti mai rispettato. Con pochi e semplici tratti, Via Ariosto Urban Renaissance ridisegna la forma della strada per indurre, in maniera dolce, gli automobilisti a riportare la lancetta al di sotto di 30 Km/h.

Nella convinzione che la “ri-scoperta della strada” permetta di riscoprire anche gli elementi più creativi della“rigenerazione umana”, Via Ariosto Urban Renaissance punta a riportare in luce lo spirito identitario di Porta Castello per mostrare come il disegno della forma urbana possa incoraggiare la mobilità dolce, rinvigorire il commercio e favorire l’accessibilità al centro storico.

Lo abbiamo chiamato Laboratorio urbano di rigenerazione umana. E’ l’uomo che rianima se stesso prima di tutto e dona impulso vitale allo spazio circostante. E’ un inno alla lentezza, forse, o perlomeno un invito a riappropriarsi di se stessi e dei propri spazi, facendo rifiorire quelle relazioni che sono alla base di un buon vivere.

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